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QUELLA VOLTA IN CUI HO TELEFONATO A FREDERIC RZEWSKI

Quando con il collettivo_21 abbiamo iniziato a parlare del festival incó_ntemporanea le idee sul tavolo erano molte e, diciamolo, un po’ confuse.
Non è facile capire quanti siano i fondi a disposizione e quindi quanto in alto si possa puntare.
Come abbiamo raccontato sul blog del collettivo, l’intenzione era quella di creare occasioni in cui la musica contemporanea uscisse dalle tradizionali situazioni accademiche per avvicinarsi a un pubblico eterogeneo.
Abbiamo pensato a diverse location e ai programmi musicali con cui dare vita a questi luoghi: la musica per costruire il festival, la città per custodire il suono.
Tutto è nato dalla passione che il collettivo_21 nutre per la musica del Novecento e dei nostri giorni, e per la voglia di creare quello che sentivamo mancare a Piacenza.
Ora, a distanza di giusto due mesi dalla fine del festival, nel giorno del mio compleanno, riguardo indietro alla prima metà di questo stranissimo 2017 e mi accorgo che incó_ntemporanea è stato un’esperienza incredibile.

La mail che non ti aspetti

Lo scorso dicembre, quando ancora non sapevamo di aver vinto il bando “Giovani Progetti 2016” del Comune di Piacenza, pieni di speranza ma anche coscienti che probabilmente avremmo fatto un buco nell’acqua, abbiamo pensato di contattare Frederic Rzewski per invitarlo al nostro festival.

Rzewski chi?!

Qui gli approcci per spiegarvi di chi sto parlando sono due, entrambi necessari: uno, dal punto di vista storico-musicale, l’altro dal punto di vista del collettivo_21.
Sarò breve: Frederic Rzewski è un compositore e pianista statunitense, che negli anni ’60 fondò a Roma il collettivo Musica Elettronica Viva, dedito alla sperimentazione. Ha avuto una grande carriera sia come pianista che come compositore; la sua musica è spesso legata a questioni storiche-sociali e politiche [l’opera più famosa sono le 36 variazioni su El pueblo unido jamás será vencido, canto di lotta cileno per la democrazia].
Per quanto riguarda il collettivo_21, quando nel 2015 i musicisti iniziarono a suonare insieme fu proprio sulle note di Rzewski; un legame affettivo è quello che da subito ci ha fatto pensare di invitare il compositore al nostro primo festival di musica contemporanea.

Così gli ho scritto una mail e inaspettatamente in tempi brevissimi ho avuto una risposta, per giunta interessata. Ricordo benissimo il momento in cui ho sussultato leggendo il messaggio e mi sono bloccata davanti a una libreria a Piacenza, per una volta non per comprare libri ma solo per riprendermi da una sorpresa incredibile.
Rzewski, in poche parole, diceva “il progetto sembra interessante, voglio saperne di più, chiamami al numero..”
Devo dire che le telefonate a sconosciuti prima di occuparmi della direzione di questo festival erano un po’ un blocco per me, ma ogni esperienza aiuta a fare un passo oltre i propri schemi, e anche questa è stata una piccola tappa.

Il risultato di quella prima telefonata e di altre a seguire è stato che per la giornata finale di incó_ntemporanea, esattamente due mesi fa, Frederic Rzewski è stato nostro ospite.
Abbiamo organizzato una masterclass nel pomeriggio, aperta a tutti e gratuita: un momento per parlare della sua musica, in cui gli strumentisti si sentissero liberi di eseguire suoi pezzi e/o di fare domande; Rzewski non si è risparmiato, la scaletta che avevo abbozzato è andata in frantumi dopo i primi cinque minuti ed è stata la cosa migliore che potesse capitarmi.
Ho avuto conferma che, per quanto senta la necessità di essere più che preparata in occasioni in cui devo parlare di musica in pubblico (o, come in questo caso, moderare incontri), non c’è niente di meglio che andare a braccio, essendo davvero coinvolta e interessata agli argomenti.
L’incontro è durato un’ora e mezza, ben più del previsto, la sala era piena e i partecipanti curiosi.
Io, neanche a dirlo, emozionata e incredula.

Rzewski, dopo aver preso parte alle prove generali del concerto dando preziosi consigli ai musicisti, in serata ha ascoltato con attenzione, è stato entusiasta dell’interpretazione dei pezzi da parte del collettivo_21 e degli arrangiamenti di due suoi lavori da parte di giovani compositori vicini all’ensemble.

COSA MI RESTA

La parte indubbiamente più emozionante per me è stata rendermi conto di essere arrivati alla fine di quello che è stato un percorso incredibile, in continuo crescendo di partecipazione e consenso; l’esperienza ha avuto il suo culmine nel battito di mani su Les moutons de Panurge, diretto con un’energia incredibile da Giulia Pastorino, in cui le presunte distanze tra musica contemporanea e pubblico si sono totalmente annullate.
Una gioia incredibile, suggellata dai festeggiamenti finali con Rzewski assieme a noi al pub in cui spesso ci eravamo ritrovati per discutere programmi e questioni musicali.

Sono trascorsi esattamente due mesi da quella giornata, oggi è il mio compleanno e ripensare a quanto siamo riusciti a realizzare è già un regalo splendido.
Per quest’ultimo anno prima dei fatidici trenta mi auguro di ridurre ancora di più le distanze tra la vita che faccio e quella che sogno, tra la persona che sono e quella che vorrei essere, tra gli ideali che ho e quelli che concretizzo con le mie scelte di ogni giorno; credo che sia un augurio che tutti potremmo farci.

Il 17 è un numero magico, e da giugno scorso lego al 17 un ricordo prezioso in più.

 

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