BLOG

L’IMPORTANZA DEL DIETRO LE QUINTE

cat-music

Febbraio, ci siamo. Diciamo che gennaio è stata una falsa partenza, dai.
Scrivo dal divano, in questo momento. Era tanto che non scrivevo da non riuscire quasi a tornare in studio e stare composta per qualche ora, così ho lavorato girando per casa [santo subito il computer portatile, che da un fisso – pur con tutti i vantaggi del mondo – non riuscirei mai a lavorare].

Poi hanno iniziato a rifare il bagno dell’appartamento sotto al mio, togliendo tutte le piastrelle. E allora lì non c’è portatile che tenga, bisogna mettersi in macchina e trovare un altro posto per telefonare, scrivere, pensare, programmare, ultimare, insomma, per lavorare senza farsi scoppiare il cervello.

[SPOILER: questo e’ tutto un dietro le quinte non molto elegante, ma sono umana anch’io e mi piace che si sappia.]

Mi piace questa cosa della condivisione, della comunicazione semplice e diretta. La scrittura è da sempre un’esigenza per me, unirla alla musica e usare la tastiera del computer per raccontare qualcosa di quello che so o di quello che sento [nel senso di ascolto, ma non solo] è un piacere che si è trasformato in una passione che coltivo con cura e attenzione per il mondo della comunicazione, le sue regole, i suoi meccanismi. Ho messo insieme le cose, in linea con desiderio viscerale – e mai placato – di imparare continuamente.

Nell’ambiente musicale – e intendo della cosiddetta “musica colta” – quest’idea di spiegare le cose semplicemente, di raccontare quello che ci sta dietro, ancora non è passata. Spesso sembra che si debba solo parlare tra “addetti ai lavori”: tranne qualche raro caso di grandi nomi che usano Facebook [anche se con profilo e non con Pagina] in maniera attiva e interessante, capita spesso di imbattersi in giovani non ancora trentenni in giacca e cravatta che guardano a Facebook come allo strumento del diavolo [quel diavolo a cui Robert Johnson aveva venduto l’anima. Ma tanto loro probabilmente Robert Johnson nemmeno l’hanno sentito nominare].

via GIPHY

Questo dei giovani vecchi è un tasto dolente che a volte mi porta a pensare che unire la mia passione per musica e scrittura con quella per la comunicazione, una comunicazione efficace, giovane – ma non superficiale –  e coerente col suo tempo sia una battaglia persa.
Ma poi sono testarda, e cosa ci vogliamo fare? Eccomi qua.

Eppure, a pensarci bene, il dietro le quinte in musica e’ una cosa fondamentale.

Ve lo immaginate un concerto senza dietro le quinte? Sarebbe un macello, vorrebbe dire niente prove per i musicisti, niente test delle luci, niente programmazione di cambi palco, niente di niente.
Per non parlare del dietro le quinte di ognuno dei lavoratori impegnati nella realizzazione di uno spettacolo, non solo gli artisti, s’intende. Quante ore avrà dedicato il direttore artistico alla scelta del programma? Quante il tecnico luci per creare un’illuminazione idonea? Quanto tempo avranno speso i musicisti a provare le parti e ad essere all’altezza di una determinata occasione? E quanto il fotografo a prepararsi per essere in grado di scattare in quelle condizioni?

A tutto c’e’ un dietro le quinte, ma noi in musica stentiamo a raccontarlo.

instagram-photo
Dal mio account Instagram

Al contrario, in tanti ambienti va addirittura di moda. C’è tutta una serie di account Instagram che

raccontano un eterno dietro le quinte di vite apparentemente sempre perfette, impegnate a svolgere solo attività favolose. Forse è quello che chiede il nostro occhio, un po’ di bellezza e delle storie che ci facciano sentire più vicini. Forse per questo ci innamoriamo di gallery talmente curate nel dettaglio da lasciare a bocca aperta, perché ci raccontano una realtà che vorremmo vivere noi stessi.

Dietro ogni dietro le quinte, c’è un dietro le quinte ulteriore, fatto di foto venute male, di set studiati e di scatti scartati. C’è forse qualcosa di male? Penso di no, infondo siamo adulti ed è sufficiente avere un po’ lucidità per capire che non ci sono vite perfette, ma che si tratta solo di ritagli, di momenti condivisi.

Forse, invece di tenere tutto stretto e di spendere fiato a criticare il tempo di altri speso a raccontare, faremmo meglio anche noi in musica a prenderci un po’ meno sul serio, a scendere dal piedistallo [ormai molto basso] su cui ormai ci siamo abituati a stare e a iniziare ad aprire la porta su questo complesso ma meraviglioso mondo.

via GIPHY

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *